alla prossima scendo


 di Lorena Liberatore


 Un bilancio della propria vita, fatto di ironiche descrizioni

del presente e frequenti flashback, così si svela sin da subito al lettore alla prossima scendo di Tommaso Anzoino (edito da Scorpione Editrice) il quale nel corso della sua carriera è stato insegnante, preside, assessore alla cultura a Taranto, autore di poesie e romanzi e di un saggio di forte successo dedicato a Pier Paolo Pasolini (pubblicato nel 1971 da La Nuova Italia, nella collana Il castoro). 

 L’autore va avanti e indietro nel tempo seguendo liberamente il proprio flusso di coscienza e le proprie spontanee associazioni mentali, ma senza mai perdere di vista il fine della narrazione: il racconto autobiografico unito alla resa diretta delle proprie sensazioni, emozioni e pensieri, il tutto arricchito di aneddoti, di episodi, vicende (come l’incontro con Pasolini) eventi importanti e non, citazioni e autocitazioni, facezie unite a semplici e talvolta banali riflessioni, magari sulle proprie origini o del proprio paese, e che hanno segnato la vita di Anzoino come uomo ma anche politico, come dirigente scolastico, docente e scrittore. 

 Si mostra in una sorta di carrellata temporale un’evoluzione storica: partendo da quella generazione cresciuta come l’autore, tra gli anni ‘60 e ‘70, da ideali e speranza di un futuro migliore (grazie alla consapevolezza, all’intelletto e alla lotta politica) si giunge all’epoca odierna, quella segnata dallo strapotere dell’industria culturale e dei mass media, dai reality, ma anche dalle migrazioni di massa, dall’Isis e dalla terribile minaccia di una terza guerra mondiale. 

 Un resoconto tragicomico che narra e dialoga con il lettore in piena libertà. Il tutto è condotto senza l’uso del punto al termine di frasi e periodi, senza lettere maiuscole ad inizio capoverso, in un susseguirsi di sezioni paratattiche ricche di subordinate e di volute incursioni del discorso indiretto libero. Naturalmente, tutto ciò è frutto di quel flusso di coscienza che trasforma il testo in una sorta di monologare senza tregua, che scorre liberamente, in maniera continuativa: come in un viaggio. 

 E proprio il viaggio è la metafora che veicola il testo fin dal titolo, quel alla prossima scendo che è un’ironica risposta alla vita/morte, prendendola in giro e provando ad eludere, ancora per un po’, le sue lusinghe in una sorta di bergmaniana partita a scacchi. Si tratta infatti di un malizioso sarcasmo che esorcizza, e allontana, un inevitabile e comune finale!



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