Nostra Signora dei Turchi
«Dormiva. Quando era stanco dormiva a bocca aperta. Come un cretino. Sarebbe stato felice di saperlo. Le notti, le avrebbe trascorse a mirarsi dormire. Vivere è in fondo assistere a una disgrazia o a una festa, ma solamente assistere, coinvolti fino a un certo punto, testimoni al massimo e non più. Il peso è religione, etica, e tante volte e estetica, rose di piombo e nuvole pesanti, nevicate schiaccianti. Basta togliere l'aria, non contare più sui muscoli, non camminare perché si hanno le gambe. Volare. Assistere. Assistere con tutta l'anima, guardare con tutta l'anima. Appassionarsi come a un caso altrui. Vergognarsi dei propri problemi. Indulgere. Essere buoni con se stessi. Dov’è un carcere liberare una farfalla. Ucciderne una invece di andarsene. Volare. Dormire. Volare addormentati, per amare senza essere amati, o anche riamati. Decidere soprattutto quando non dipende da noi, e se dipende da noi, ubbidire. Dormire comunque. O semplicemente tradire. […]
Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e ci sono cretini che non hanno visto la Madonna.
“Io sono un cretino che la Madonna non l’ha vista mai.” Qui si mise a sedere sopra due cuscini, addossato, non senza sforzo visibile, continuò: “Tutto consiste in questo, vedere la Madonna o non vederla. [...] Vedere o non vedere la Madonna, enunciò ancora una volta l’ammalato “è il tema.” […]
I cretini che vedono la Madonna hanno ali improvvise, sanno anche volare e riposare a terra come una piuma. I cretini che la Madonna non la vedono, non hanno le ali, negati al volo eppure volano lo stesso, e invece di posare ricadono come se un tale, avendo i piombi alle caviglie e volendo disfarsene, decide di tagliarsi i piedi e si trascina verso la salvezza, tra lo scherno dei guardiani, fidenti a ragione nell'emorragia imminente che lo fermerà.. Ma quelli che vedono non vedono quello che vedono, quelli che volano sono essi stessi il volo. Chi vola non si sa. Un siffatto miracolo li annienta: più che vedere la Madonna, sono loro la Madonna che vedono. È l’estasi questa paradossale identità demenziale che svuota l’orante del suo soggetto e in cambio lo illude nella oggettivazione di sé, dentro un altro oggetto. Tutto quanto è diverso è Dio. Se vuoi stringere se tu l'amplesso, quando baci, la bocca se tu.
Divina è l'illusione. Questo è un santo. [...] È così che un santo perde se stesso, tramite l’idiozia incontrollata [...] Essere santi è perdere il controllo, rinunciare al peso e il peso è organizzare la propria dimensione.»
Carmelo Bene
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