L'aspetto magico della scrittura [di Lorena Liberatore]
“[....]scrivevo di getto. La verità è che lo faccio sempre, non sono capace di seguire uno schema. Quando ho terminato il libro c’erano personaggi che non erano invecchiati. […] quando scrivo non ho un’idea di quello che sto facendo […] posso controllare la forma ma non il contenuto. Comincio a raccontare e non so dove arriverò, i personaggi si impossessano della storia, a volte il libro finisce in modo inaspettato. È come se la storia e i personaggi esistessero in un’altra dimensione e, per un colpo di fortuna, io mi sintonizzassi con loro”. (Isabel Allende)
Per molti la scrittura è un rifugiarsi in un altrove, è un riparo in un universo psichico dove ogni potere sconosciuto della mente è libero e incontrollabile. Per uno scrittore creare una storia è come sdoppiarsi: ogni nuovo personaggio è una parte sconosciuta di sé, così si è autore e contemporaneamente entità autonoma e indipendente, e come sotto effetto di un’alterazione di personalità o come sotto ipnosi si sollevano pensieri e comportamenti psichici sconosciuti. Non sempre una trama è chiara in tutti i suoi sviluppi fin dalla prima riga, così le vicende e i personaggi spesso sembrano forgiarsi da soli durante la stessa scrittura, come se il prodigio avvenisse attraverso la semplice sovrapposizione di lettere e parole; un mondo verosimile, quasi palpabile, sembra costruirsi da solo in concomitanza con la scrittura, mentre lo scrittore, sviscera pensieri e idee che acquistano vero significato solo dopo la prima lettura.
“[…] ho due o tre cose meravigliosamente cominciate, ognuna delle quali mi perseguita con la sua particolare ossessione. Una soprattutto, quella maggiormente avviata, mi perseguita con un’ossessione ancora più feroce, che durerà fino a quando non sarò riuscito a terminarla, a liberamene, a toglierla di mezzo per gettarmi, con tutta l’intensità accumulata, sulle altre”./“Nulla […] ci porterebbe più lontano che una simile opportunità di studiare l’oscura legge sotto la quale alcuni personaggi di un autore, più o meno onorevolmente seppelliti, riprendono vita, per lui, in virtù di una loro forza o di un loro capriccio, e si «aggirano» intorno alla casa delle sua arte come implacabili fantasmi, cercando a tentoni le vecchie porte, armeggiando con duri paletti e premendo, nel buio circostante, i loro pallidi volti contro le finestre illuminate”. (Henry James).
Per molti la scrittura è un rifugiarsi in un altrove, è un riparo in un universo psichico dove ogni potere sconosciuto della mente è libero e incontrollabile. Per uno scrittore creare una storia è come sdoppiarsi: ogni nuovo personaggio è una parte sconosciuta di sé, così si è autore e contemporaneamente entità autonoma e indipendente, e come sotto effetto di un’alterazione di personalità o come sotto ipnosi si sollevano pensieri e comportamenti psichici sconosciuti. Non sempre una trama è chiara in tutti i suoi sviluppi fin dalla prima riga, così le vicende e i personaggi spesso sembrano forgiarsi da soli durante la stessa scrittura, come se il prodigio avvenisse attraverso la semplice sovrapposizione di lettere e parole; un mondo verosimile, quasi palpabile, sembra costruirsi da solo in concomitanza con la scrittura, mentre lo scrittore, sviscera pensieri e idee che acquistano vero significato solo dopo la prima lettura.
“[…] ho due o tre cose meravigliosamente cominciate, ognuna delle quali mi perseguita con la sua particolare ossessione. Una soprattutto, quella maggiormente avviata, mi perseguita con un’ossessione ancora più feroce, che durerà fino a quando non sarò riuscito a terminarla, a liberamene, a toglierla di mezzo per gettarmi, con tutta l’intensità accumulata, sulle altre”./“Nulla […] ci porterebbe più lontano che una simile opportunità di studiare l’oscura legge sotto la quale alcuni personaggi di un autore, più o meno onorevolmente seppelliti, riprendono vita, per lui, in virtù di una loro forza o di un loro capriccio, e si «aggirano» intorno alla casa delle sua arte come implacabili fantasmi, cercando a tentoni le vecchie porte, armeggiando con duri paletti e premendo, nel buio circostante, i loro pallidi volti contro le finestre illuminate”. (Henry James).
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