Doll Face
Davvero geniale è Doll Face di Andy Huang. Un robot cerca di imitare un ideale di bellezza proposto dalla televisione, ma nel tentativo disperato di rincorrere questo intento l’automa raggiunge solo l’autodistruzione.
La televisione mostra un mondo dorato, perfetto, immagine di una realtà fasulla. Il robot rappresenta un surrogato, un’umanità automatizzata dove il raggiungimento di un’artificiale bellezza è solo raggiungimento dell’infelicità.
Tutto ciò fa parecchio pensare, soprattutto in un’epoca di grande progresso tecnologico e di bellezze ritoccate e, appunto, artificiali.
Il volto perfetto e glamour del robot, per quanto espressivo come un volto umano, è destinato a rompersi mostrando un materiale fragile come la ceramica, ciò è accompagnato dal cortocircuito dell’automa, che torna ad essere un mero oggetto, esteticamente bello come un buon manufatto ma internamente formato solo da congegni e ingranaggi.
Fortunatamente noi esseri umani non abbiamo congegni e ingranaggi al nostro interno, almeno per ora!, ma qualcosa di più importante: un’anima, pensieri, sentimenti....
Siamo in grado di considerare ciò per la loro vera e concreta bellezza, non imposta da standard e soprattutto non deteriorabile?
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