E allora parliamone!







Avere una grave malattia non ha nulla di idilliaco. Per influenze religiose si è portati a pensare che la sofferenza nobiliti, “la prova” è chiamata in diverse culture. Falso, ci sono sofferenze che distruggono interiormente. Anzi, mi correggo, a volte non è neanche una malattia di per sé a causare grandi disagi, a volte la si prende così, come viene. Spesso è il contesto intorno, a logorare nell’anima. Paradossalmente, ci sono persone con gravi patologie che vivono normalmente, piene di energie da essere confuse con i “sani”, e altre che si arrendono alla pressione degli ostacoli e stanno sempre peggio. Situazioni in cui sembra quasi che non sia il corpo a comandare…
Esistono inferni privati di cui nessuno parla mai, perché non li si vuole sentire, e perché ci si ostina a voler credere nel migliore dei mondi possibili. Quante storie ho ascoltato in questi anni (per quel mio bisogno di scavare), e quanto di quel viaggio al termine della notte ho a mio modo conosciuto. Oggi penso che la malattia fa uscire il peggio che c’è nell’essere umano, forse in ognuno, chi lo sa… e forse è lì quella “prova”.
In quante situazioni la malattia è colpevolizzata? O non accettata? Tirata in ballo per giustificare azioni? Schiacciata in spazi stretti perché non dia fastidio al proprio ego, al proprio bisogno di negarla? Certo, lo so, in alcuni casi siamo noi stessi a causarci tutto questo, e forse è la condizione peggiore. Ma cosa fare quando non si è responsabili del dolore? E cosa per chi non è minimamente in grado di proteggersi? Quante volte me lo sono domandata, perché sono la classica persona che non accetta. Non ci riesco a guardare altrove con una scrollata di spalle… perché ci sono oscurità che mi causano un disagio enorme.
Forse quello che fa più male è il silenzio, per questo gli ultimi due libri a cui ho lavorato (penso a "Ester" e "Al posto tuo") toccano in parte anche situazioni spinose, senza pesantezza, senza stili da tragedia greca, perché alla fine la vita è qualcosa di così banalmente leggero. Quasi uno scherzo del destino. E allora ecco che viene in aiuto lo humour, e la comicità, perché, davvero, la negatività non la si sconfigge con altra negatività. No, così la si ingigantisce. La negatività la si distrugge riducendola alla sua stessa banalità.
È solo l’inizio di un percorso, che spero possa essere d’aiuto a qualcuno.




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