Un labirinto



« La soluzione coinvolge lo stesso concetto di tempo; l'idea era che il tempo non è definito in assoluto, ma vi è una connessione inscindibile fra tempo e velocità dei segnali... »
Albert Einstein


Lunedì…. martedì…. mercoledì…. si susseguono i giorni e più il tempo passa e più si susseguono le cose da fare. Il tempo è il ritmo delle nostre stesse azioni, dei nostri impegni, del nostro essere umani. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo si affastellano le cose da fare e quelle fatte, e il superamento di ogni minuto è il superamento di più traguardi, di più azioni catalogate e accantonate come vecchi documenti.
Il domani diventa poco importante quando ci si trova privi di scopi, privi elenchi di cose da fare per il giorno successivo. E intanto mentre continua questa danza iniziatica alla vita ci si dimentica del tempo che passa, del ricordo stesso del tempo e del ricordo di se stessi. Poi, basta una momentanea esitazione…. e il nostro respiro diventa l’essenza tangibile del nostro esserci e del nostro vivere. Quasi ci sorprendiamo nel vederci vivere dentro, così, come se non avessimo mai avuto veramente a che fare con noi stessi, come se non avessimo mai scoperto d’essere “esseri” viventi e pensanti, macchine vive e dotate d’anima. Solo allora per una frazione di secondo il tempo si ferma e si sovverte il sistema temporale da noi stessi scandito. Cosa siamo ora? Macchine o esseri? Tutti e due? SIAMO…. ESISTIAMO…. SIAMO…. creature viventi e troppo fragili per accettare allo specchio la propria fragilità. Siamo l’uomo presente alla fermata dell’autobus, nostro simile, vicino eppure estraneo, e noi, simile a lui, e a volte quasi estranei a noi stessi.

Relativismo del vivere. Io penso, quindi sono, ed esisto, dove? Dentro di me, se il mio simile al mio sguardo è l’estraneo da me o presenza oltre il mio essere, concreto solo nella sua percezione o nella realtà che c’inghiotte. Cosa siamo? Creature solitarie che a volte s’incontrano. Ma il nostro essere separati, autonomi nei nostri piccoli mondi, unici nella nostra psiche, è tutto contenuto nel nostro pensiero: se il nostro pensiero comunicasse liberamente con quello dell’altro saremmo veramente creature vicine e sorelle, non ci sarebbero ipocrisie, mezze bugie e menzogne. Il nostro stesso raziocinio ci isola in arcipelaghi mentali e viventi.

Ognuno di noi è immerso in un labirinto, è preso continuamente da un proprio rompicapo: una sorta di partita a scacchi con la vita. Il Labirinto è una leggendaria costruzione architettonica talmente tortuosa da rendere difficile l’ingresso e ancora di più l’uscita, il suo percorso è un processo d’iniziazione che conduce l’uomo verso il centro, simbolo della propria realtà interiore ma anche della Conoscenza; per chi non raggiunge l’uscita il labirinto diventa luogo di perdizione e d’errore. In realtà molte sarebbero le spiegazioni, molti i significati legati a questo simbolo, ma è inutile elencarli tutti in questo piccolo post.

Abbiamo vite che hanno molto da dire, che descrivono il nostro camminare, i luoghi visitati e quello che vorremmo conoscere, e si susseguono nelle nostre menti possibili percorsi di vita che si alternano e si sovrappongono sotto la tirannia del nostro implacabile pensiero, allo stesso modo in cui uno scacchista immagina i movimenti successivi propri e dell’avversario. Siamo esseri dotati di pensiero e di desideri, per questo pianifichiamo la nostra esistenza al fine di raggiungere una o più mete, e si nascondono segreti desideri e segreti percorsi per paura di renderli della consistenza di bolle di sapone solo nominandoli. Ognuno ha un fine, e ogni capitolo concluso, anche il più banale, è un passo in più verso il centro delle nostre azioni; ma non si può raggiungere una meta senza il rischio, senza scegliere tra due o più possibilità, e una scelta spesso può determinare tutto. Forse è per questo che spesso ci si chiede se si è fatta la cosa giusta, o se magari si dovrebbe frenare un’azione appena intrapresa. “Quale busta vuole, la A o la B?”, “Apriamo la porta blu o quella rossa?”…. Talvolta si può seguire solo la voce dell’istinto…. se si sbaglia…. pazienza.

Così io penso che siamo tutti immersi in un labirinto allegorico o figurato, ci siamo tutti ma ognuno sceglie una strada diversa; il percorso, gli errori, gli ostacoli, le porte fanno parte della nostra vita. E penso che un fallimento non sia mai totale, c’è sempre una “ via d’uscita”, anche nel vicolo cieco con le pareti più robuste, spesso la soluzione è sotto i nostri occhi e se non la vediamo la colpa è solo nostra. Nei fallimenti è come se ci si trovasse in sabbie mobili, ogni azione è frenata, ma si può anche allungare la mano al ramo più vicino e aggrapparsi, se ciò non accade è perché spesso non si vede o non si vuole toccare il ramo che ci tirerà fuori dall’ultimo ostacolo.

Siamo tutti in un labirinto, tutti alla ricerca di una via d’uscita che ci faccia correre verso la realizzazione di qualcosa, o che ci faccia scoprire noi stessi, e facciamo gli stessi percorsi, anche se ci ignoriamo.
E tu? Sei vicino l’uscita?
Buon percorso a tutti. :-)
 

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