Perversioni di un'audiofila [di Lorena Liberatore]
Amate la musica? Quanto?
Per me la musica è una necessità, quasi una ragione di vita, una droga, una fuga dalla realtà per chi vede la ‘realtà’ stretta; qualcuno chiamerebbe ciò perversione (intendo una distorsione della ‘normale’ fruizione artistica)……No, si chiama passione! Ma una passione non nasce improvvisamente, germina, cresce nel tempo e vuole essere coltivata; una passione non nasce dal nulla, ma la si tramanda, perché faccia parte del nostro materiale genetico, perché cresca insieme a noi e dia i suoi copiosi frutti.
Ero poco meno che adolescente quando scoprii di amare infinitamente la musica, e quello che un tempo per me era solo fracasso divenne pura poesia, prelibato nettare quando ero felice, ma anche lenitivo quando ero triste; la musica divenne presto la mia migliore amica e confidente, stringemmo così un patto d’eterna amicizia. Alcuni brani divennero una sorta di colonna sonora di quegli anni.
L’amore per la musica credo di averlo ereditato da mio padre, se non avessi cominciato a giocare con i suoi vinili oggi non amerei così tanto ‘l’ascolto melodico ’. Fu allora che cominciai a covare il mio interesse per il vinile. Il vinile è per me un oggetto torbido come un’anima, è come un manoscritto per un filologo: prezioso; a differenza di un CD, quando lo tieni tra le mani hai la sensazione di toccare lo spessore della musica, tangibile e corposa, adoro il gesto di rotearlo tra le mani mostrando un lato e poi l’altro, magari mettendolo controluce per controllare eventuali raschi. Quando è sul piatto e gira è come un fiume nero o una palude spessa che ruota su se stessa; magari lo sguardo si fissa sul centro, sul cartoncino adesivo che reca i titoli e l’artista, e ti sembra d’essere seduto lì a girare vorticosamente,
lasciandoti rapire per un po’ dalla melodia.
Forse sono troppo poetica!!? Imparai presto che le musiche più introspettive, quelle che meglio rappresentano uno stato d’animo oscuro, sotterraneo come una vita lunare, immaginoso, fantastico come una terra fiabesca o come la mitica Atlantide, quelle per me erano, e sono ancora, le più belle e seducenti, perché ascoltare è come scendere nei propri anfratti mentali e sedersi a guardare.
Per me la musica è una necessità, quasi una ragione di vita, una droga, una fuga dalla realtà per chi vede la ‘realtà’ stretta; qualcuno chiamerebbe ciò perversione (intendo una distorsione della ‘normale’ fruizione artistica)……No, si chiama passione! Ma una passione non nasce improvvisamente, germina, cresce nel tempo e vuole essere coltivata; una passione non nasce dal nulla, ma la si tramanda, perché faccia parte del nostro materiale genetico, perché cresca insieme a noi e dia i suoi copiosi frutti.
Ero poco meno che adolescente quando scoprii di amare infinitamente la musica, e quello che un tempo per me era solo fracasso divenne pura poesia, prelibato nettare quando ero felice, ma anche lenitivo quando ero triste; la musica divenne presto la mia migliore amica e confidente, stringemmo così un patto d’eterna amicizia. Alcuni brani divennero una sorta di colonna sonora di quegli anni.
L’amore per la musica credo di averlo ereditato da mio padre, se non avessi cominciato a giocare con i suoi vinili oggi non amerei così tanto ‘l’ascolto melodico ’. Fu allora che cominciai a covare il mio interesse per il vinile. Il vinile è per me un oggetto torbido come un’anima, è come un manoscritto per un filologo: prezioso; a differenza di un CD, quando lo tieni tra le mani hai la sensazione di toccare lo spessore della musica, tangibile e corposa, adoro il gesto di rotearlo tra le mani mostrando un lato e poi l’altro, magari mettendolo controluce per controllare eventuali raschi. Quando è sul piatto e gira è come un fiume nero o una palude spessa che ruota su se stessa; magari lo sguardo si fissa sul centro, sul cartoncino adesivo che reca i titoli e l’artista, e ti sembra d’essere seduto lì a girare vorticosamente,
lasciandoti rapire per un po’ dalla melodia.
Forse sono troppo poetica!!? Imparai presto che le musiche più introspettive, quelle che meglio rappresentano uno stato d’animo oscuro, sotterraneo come una vita lunare, immaginoso, fantastico come una terra fiabesca o come la mitica Atlantide, quelle per me erano, e sono ancora, le più belle e seducenti, perché ascoltare è come scendere nei propri anfratti mentali e sedersi a guardare.
Non tutti possono capire questo, la differenza sta nel sentire, e credo che ci siano persone predisposte a sentire e ad apprezzare più di altre.
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