Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome. 1° puntata [di Lorena Liberatore]



Pensava che quel passato fosse come un quadro di fronte a lei, un dipinto che poteva guardare per ispirarsi, per capire meglio, per trovare nuove soluzioni. E invece non era un dipinto, era uno psico-dramma, una rappresentazione teatrale dove ognuno di noi, rappresentando se stesso, allontanava quella composizione delle cose, quell’ordine per quanto inquieto che Chiara sperava di ottenere da noi. […] Oblio, dimenticanza, forse incapacità di sopportare quella perdita d’innocenza che ti arriva addosso come un tifone, un vento impietoso, una nostalgia feroce, che non ti lascia vivere. Cento anni, e poi il trionfo.
Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome è un romanzo di Roberto Cotroneo, pubblicato per la prima volta nel settembre del 2002 dalla casa editrice Mondadori.
Nel romanzo il protagonista Luis è un violinista introverso che sa suonare stupendamente, il suo tocco è innovativo, particolare, ha la capacità di riportare a galla le sensazioni più torbide e nascoste dell’uomo e proprio per questo durante il conservatorio è incompreso dai suoi insegnanti. La società in cui si muove non lo riconosce e vorrebbe che il suo violino si limitasse a leggere meccanicamente le note dello spartito. Ma quello che il protagonista sente dentro di sé è più forte e riemerge.
Luis vive immerso nella musica, filtra le emozioni attraverso le note, s’isola in una sua dimensione tutta intima, mentale. Non sa adattarsi al mondo del progresso e delle luci a neon che rendono tutti gli oggetti uguali e tolgono bellezza alla luce del sole; vive in un suo mondo umile, fantasioso, magico, colorato, seducente come Tempestad, il misterioso paese in cui ha vissuto durante l’infanzia. La dimensione in cui si muove Luis è intima, sotterranea, torbida come i sogni, ovattata, immensa come la psiche.
A sigillare questo luogo di riflessione c’è il ricordo di Tempestad bloccato al giorno in cui il protagonista partì per l’Italia.
Luis è fuori dal mondo razionalmente inteso, è altrove, ma nonostante ciò riesce perfettamente a dipingere la vita più concreta e tangibile, è come un sordo che compone musica, è come Beethoven, e la sua stessa vita è la trascrizione della Grande Fuga di Beethoven. Proprio a questo componimento è legato tutto il romanzo.

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