Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome. 3° puntata [di Lorena Liberatore]
Nel romanzo non ci sono molte ambientazioni, due sono i luoghi importanti: quello in cui si muove la narrazione, ovvero la Scirocco, misteriosa nave da crociera piena di specchi, e quello della memoria cristallizzata a Tempestad. Tempestad è un paese che nessuna carta geografica riporta, ma è rimasto inciso in ogni fibra del protagonista, come un organismo autonomo e fuori dal tempo.
A Tempestad tutti suonano il violino e giocano a scacchi e sia gli scacchi sia i violini sono intagliati nella cedrela, un legno particolare dal profumo di cannella (odore rappresentante il ricordo che accompagna Luis per tutto il romanzo).
Le partite a scacchi a Tempestad nessuno può vincerle, non sono il riflesso di un istinto di sopravvivenza ma dell’equilibrio precario della vita. Attraverso il gioco degli scacchi si cerca di raggiungere una particolare alchimia: una stasi mentale e concreta, dove interesse dei giocatori è rimanere in equilibrio come un trapezista e raggiungere quella perfezione matematica fra le pedine che impedisca qualsiasi altra mossa (un vero è proprio vicolo cieco). Insomma perché le partite non finiscano mai ognuno studia le mosse per riequilibrare il gioco compensando gli errori dell'avversario; la partita diventa allegoria della vita, infatti, ogni essere umano cerca di dare un senso alla propria esistenza generando un equilibrio, una situazione inalterabile e rassicurate.
Luis è partito da Tempestad troppo giovane per ricordare tutto del suo passato fantastico, la sua mente oscilla tra la realtà e un mondo immaginoso che sembra uscito da un libro d’avventure, dove a scandire il tempo ci sono particolari riti magici ed eventi inspiegabili determinati da spiriti del bosco e fantasmi della mente.
A Tempestad tutti suonano il violino e giocano a scacchi e sia gli scacchi sia i violini sono intagliati nella cedrela, un legno particolare dal profumo di cannella (odore rappresentante il ricordo che accompagna Luis per tutto il romanzo).
Le partite a scacchi a Tempestad nessuno può vincerle, non sono il riflesso di un istinto di sopravvivenza ma dell’equilibrio precario della vita. Attraverso il gioco degli scacchi si cerca di raggiungere una particolare alchimia: una stasi mentale e concreta, dove interesse dei giocatori è rimanere in equilibrio come un trapezista e raggiungere quella perfezione matematica fra le pedine che impedisca qualsiasi altra mossa (un vero è proprio vicolo cieco). Insomma perché le partite non finiscano mai ognuno studia le mosse per riequilibrare il gioco compensando gli errori dell'avversario; la partita diventa allegoria della vita, infatti, ogni essere umano cerca di dare un senso alla propria esistenza generando un equilibrio, una situazione inalterabile e rassicurate.
Luis è partito da Tempestad troppo giovane per ricordare tutto del suo passato fantastico, la sua mente oscilla tra la realtà e un mondo immaginoso che sembra uscito da un libro d’avventure, dove a scandire il tempo ci sono particolari riti magici ed eventi inspiegabili determinati da spiriti del bosco e fantasmi della mente.
Nel romanzo il protagonista cerca ad ogni costo di riordinare le tessere della sua memoria oscillando tra passato e presente, ma più tenta di seguire un filo d’Arianna, più quest’ultimo si arrotola su se stesso come i fili colorati che le giovani di Tempestad arrotolavano intorno ai rocchetti durante la sua infanzia. Ad aiutare il protagonista nella sua complicata battaglia c’è Donald Byrne, un misterioso scacchista anche lui imbarcato sulla Scirocco. Di Byrne si dice che abbia smesso ufficialmente di giocare il giorno in cui è stato battuto da un Bobby Fischer; Byrne passa le sue giornate chiuso in cabina davanti a un computer contro il quale gioca, ma c’è chi sostiene che dall'altra parte continui a esserci Fischer.
Il percorso di Luis assomiglia a quello di un sogno in cui s’intraprende un viaggio senza ritorno, dove è inevitabile perdersi tra varie mete senza poter tornare più indietro: un labirinto, un puzzle mentale.
Il percorso di Luis assomiglia a quello di un sogno in cui s’intraprende un viaggio senza ritorno, dove è inevitabile perdersi tra varie mete senza poter tornare più indietro: un labirinto, un puzzle mentale.
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