La contessina Mizzi. 1° puntata




Un paio di mesi fa ho assistito alla rappresentazione di prosa La contessina Mizzi, una commedia in un atto di Arthur Schnitzler, con la regia di Walter Pagliaro, Micaela Esdra nei panni di Mizzi, e nella traduzione di Giuseppe Farese (docente di Letteratura Tedesca alla Facolta' di Lingue dell'Università di Bari, traduttore e studioso dell’ autore viennese). La scenografia scelta per questa commedia è molto semplice: una serie di arcate rettangolari a simboleggiare le colonne di un palazzo signorile, di una classe in decadimento, ma anche le pareti di una casa monumentale piena di storia; foglie autunnali su tutto il palco rendono l’ambientazione nel giardino e sottolineano quella decadenza storica,
dei costumi e dei sentimenti tipica del testo di Schnitzler; l’illuminazione fioca all’inizio e poi più forte apre uno spiraglio di luce su uno spaccato di vita piegato alla norma, all’apparenza e per questo svilito e annichilito.
Il sottotitolo di quest’opera è Un giorno in famiglia, palesemente ironico se si conosce la trama; il “giorno in famiglia” in questione è in realtà il risultato di un incontro inaspettato tra diversi personaggi appartenenti al medesimo “nucleo familiare” smembrato in nome delle convenzioni borghesi, del bon ton e dell’apparire, le regole di una classe sociale trasformano così in automi privi di personalità e propria volontà; la vicenda narrata e il finale potrebbero far inquadrare l’opera nell’ambito della commedia di costume a lieto fine, ma in realtà si tratta solo della messa in scena della leggerezza e del savoir-vivre di una classe sociale che alla fine del secolo diciannovesimo sta per essere soffocata dagli eventi storici. Mizzi è una donna che ha saputo soffrire con grande contegno, ha alle spalle la relazione con il principe Ravenstein dal quale ha avuto un figlio (al tempo della storia diciassettenne e appena diplomato), che è stata costretta ad abbandonare a otto giorni dal parto, e ha più volte rifiutato le tardive proposte di matrimonio del principe avvenute solo dopo la morte della propria moglie, pare, gravemente malata; con la sua foga di salvare le apparenze e adattarsi alla norma sociale il principe Ravenstein ha umiliato e annientato il sentimento di maternità di Mizzi, costringendola all’annullamento.

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