Maria Paola Sgro: «non farsi mai defraudare del naturale diritto alla gioia!»
Maria Paola Sgro è in qualche modo l’autrice “dell’ottimismo”, in particolare le sue liriche sono cariche
di toni sicuri e pacati, pieni di frammenti di vita descritta in versi delicati, palpitanti di ferma consapevolezza e amore per l’esistenza. «Abbiamo trascurato il diritto alla gioia» dice, ovverosia la capacità di apprezzare la vita nei piccoli doni e accettare le difficoltà come prove superabili. Infatti, ribadisce l’importanza del non arrendersi davanti alle difficoltà, soprattutto per i giovani che hanno il dovere di combattere, per migliorarsi e migliorare, perché il futuro segni un’evoluzione e non si perda il valore del rapporto umano, spesso sfibrato da un uso eccessivo di tecnologia.
Di seguito l’intervista a Maria Paola Sgro.
Quanto è stato importante il rapporto umano con i tuoi alunni, a cui dedichi parole molto dolci parlando persino di “figliolanza”?
[Ride] Oggi non sono più alunni, ho un rapporto meraviglioso che dura ancora, infatti anche i relatori dei miei libri un tempo erano miei alunni! Non ho figli, non ho avuto una famiglia ma non ho mai sentito il vuoto, proprio perché loro hanno arricchito la mia vita. Anche per questo mi sento molto vicina ai giovani.
Quanto è importante riuscire ad affrontare e superare il dolore, le difficoltà, per crescere?
È importantissimo, ma quelli a cui va il mio pensiero perché più fragili sono sempre i giovani: l’errore che fanno è curare troppo ‘l’esteriore’ invece di curare la loro formazione interiore, perché la ricchezza per superare il dolore e le avversità, che sono tante, deve venire da dentro! Non parlo solo di apparenza o abuso di tecnologia, l’esteriore può essere anche un amico che si incontra per caso, ma la vera forza dobbiamo trovarla prima di tutto dentro di noi! Naturalmente anche la fede può aiutare, ma tutto deve partire da se stessi.
Al riguardo, come giudichi l’uso dei cellulari tra gli adolescenti?
Non con occhio molto benevolo! Della tecnologia riconosco la validità e l’utilità, riconosco che ha dello straordinario, ma quando tutto questo distrae l’uomo e gli impedisce di ‘guardarsi’ o di stabilire rapporti con l’altro, allora per me non va più bene. Chiaramente dipende sempre da noi, dall’uso che ne facciamo, però per i giovani (e chiamo in causa anche le scuole, gli insegnanti) bisogna far capire che l’uso eccessivo di questi strumenti danneggia i rapporti umani. Si rischia così l’incomunicabilità. Troppo spesso non si manifestano più i propri pensieri, rimane tutto in un telefonino che comunque è ‘chiuso’.
Tra i tuoi testi, qual è quello a cui sei più legata?
Diciamo che le mie produzioni sono un po’ come i
miei figli, quindi li amo, ma quello a cui sono più legata è indubbiamente quello che parla di mio padre: “Un uomo vero tra le bugie della storia” (Messaggi Edizioni); perché mio padre, a parte l’artista grandissimo che è stato (anche a livello internazionale), è stato una persona straordinaria, che mi ha insegnato la vita, mi ha insegnato a non farmi defraudare del “naturale diritto alla gioia”. Oggi per gioia intendiamo il sollazzo, la distrazione, ma è altro: quella che deve partire dal nostro intimo e dobbiamo saperla comunicare agli altri.
Pubblicherai a breve una nuova raccolta di liriche?
A breve no, però ho dentro ancora tante cose da raccontare. Alla mia età capita che ci siano nella mente cose che si alimentano e hanno bisogno di esplodere raccontandosi agli altri. Ma prima ho bisogno di un momento di riflessione, e anche di relax [Ride]. Un giornalista della Rai, Daniele Rotondo, di recente mi ha chiesto cosa vorrò fare da grande… E beh: quel che vuole il Signore, anzi io sicuramente collaborerò! Sono un’ottimista! [Ride]
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