Davide Rondoni e la “giustizia” dell’amore. L’intervista



 di Lorena Liberatore



 Poeta, scrittore e drammaturgo, Davide Rondoni si è

laureato in Letteratura Italiana presso l’Università di Bologna con Ezio Raimondi, ha fondato e diretto il Centro di Poesia Contemporanea, tiene corsi di poesia e letteratura in Università italiane ed estere, ha pubblicato numerosi volumi di poesia tra cui “La natura del bastardo” (Mondadori 2016), “Apocalisse amore” (Mondadori 2008), “Avrebbe amato chiunque” (Guanda, 2003), “Compianto, vita” (Marietti 2001), “Il bar del tempo” (Guanda 1999), “Rimbambimenti”, (Raffaelli 2010), “Si tira avanti solo con lo schianto”, ed altri. È uno dei fondatori e direttori della rivista “clanDestino”; traduttore di Rimbaud, Dickinson e Baudelaire, realizza programmi di poesia in tv per la Rai, Sky, San Marino Rtv e Tv2000. È, infine, consulente Rai per la Fiction e ha partecipato alla trasmissione Benjamin poesia per Tg1. 


 Di seguito l’intervista. 

 Dici, citando il titolo del tuo libro, “L’amore non è giusto”. Ti chiedo: dal 1300 ad oggi quanto è cambiato l’amore e quanto non lo è? 
 Intanto preciso che “non è giusto” significa che non è secondo il nostro concetto di giustizia (chi ama lo fa malgrado i difetti dell’altro, o anche se ‘l’altro non lo meriterebbe’), diciamo che segue un altro genere di “giustizia” l’amore. Io non credo che sia cambiato: l’amore, come esperienza umana, è sempre una forza che ti trascina ed è perciò più forte di te, perché ti dimostra che al suo cospetto non ti domini. Questa è un’esperienza che l’uomo fa sempre, ieri come oggi, tant’è vero che basta leggere un po’ di letteratura, o persino un giornale, o confrontare la propria vita con quella degli altri, per notare che non c’è una gran differenza. Certo, sono cambiate le mode, ma nel profondo quell’esperienza è la stessa. 

 Pensi che l’uso dell’informatica abbia cambiato il modo di esprimere i sentimenti? E, se sì, l’ha cambiato in meglio o in peggio? 
 Secondo me non l’ha cambiato sostanzialmente. C’è molta retorica su questo, chiaramente la rete ha dato la possibilità di sviluppare i contatti, le relazioni, le frequentazioni in modo più facile, più agevole e comodo (magari più superficiale), ma questo non può e non ha mai sostituito lo ‘spirito’ dell’amore. Può dare strumenti nuovi al corteggiamento, alla curiosità, o anche alla perversione, ma non ha cambiato la sua sostanza. Basta ricordarsi che la tecnologia è uno strumento, ma il soggetto è sempre l’uomo il quale, nell’uso che ne fa, può anche richiamare certe sue attitudini superficiali (che hanno quell’attenzione o, se vuoi, una certa spavalderia che il nascondimento della rete permette): le manifesti ma restano nell’ambiente virtuale. Nella realtà magari non sei spavaldo per nulla… Quindi, credo che le modifiche che la tecnologia comporta nell’uomo sono sempre dovute ad altri fattori. 

 Tieni corsi di poesia e di letteratura negli atenei di Bologna, Milano, Genova, e anche negli Stati Uniti (Università di Yale e Columbia University). Che rapporto hai con i ragazzi? Quale pensi possa essere l’approccio migliore per avere la loro attenzione? 
 Penso che l’unico modo perché i ragazzi ti ascoltino è, prima di tutto, ascoltarli! E, inoltre, se un ragazzo è in quell’età in cui si sta vivendo la scoperta delle cose, la conoscenza, l’avventura e il rischio della vita, è bene che anche tu in qualche modo lo viva, che tu non abbia perso il senso del rischio dell’esistenza, la scoperta del mistero della vita. Allora puoi dirgli qualcosa che lo riguarda, se ti percepiscono come un abito già confezionato non interessi: vogliono la tua esperienza, non la tua ‘confezione’. Per questo occorre essere disposti a scoprire e assaporare insieme questo ‘gioco’, a non poggiarsi sui luoghi comuni, sulle frasi ad effetto… 

 A quando il tuo prossimo libro e di cosa tratterà? 
 In questo periodo sto lavorando a due libri che usciranno a breve, il primo è un’antologia (un progetto in collaborazione con la nota Tallone Editore), l’altro è una sorta di “Viaggio per salvare la poesia della vita” fatto in compagnia dei poeti che nel tempo hanno parlato di S. Francesco.

  

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