Realtà e tempo
I ricordi ci colgono spesso impreparati, e più che un semplice ricordare il nostro è un precipitare nel passato: quando meno ce lo aspettiamo veniamo risucchiati nelle emozioni trascorse, come se riconoscendo un sapore, risentendo un suono o un odore ci trovassimo davanti a porte socchiuse su giorni da tempo conclusi, o come se potessimo ritrovare il nostro primo sorriso semplicemente ripercorrendo l'atrio di casa o passando da una stanza all'altra, e ad ogni soglia ci trovassimo faccia a faccia con i trascorsi, con vecchie dimensioni o vecchie stanze, ancora fresche come il primo giorno in cui si aprirono le finestre.
Siamo sempre noi che cambiamo il modo di percepire la realtà e ci illudiamo che sia trascorso un tempo infinito; le percezioni non invecchiano mai, siamo sempre noi che le invecchiamo con un nuovo bagaglio di ricordi e nuove sensazioni, perché siamo esseri "in ascolto": basta parlare per sentirsi vivi, basta sgranare gli occhi per guardare, basta tacere per ascoltare i suoni, e basta la "percezione" per partorire una nuova impressione; il ricordo è la dimensione di cui lo rivestiamo secondo il nostro "ascoltare", e non invecchia mai, non ci lascia mai, siamo noi che lo inchiodiamo al passato; esso può ritornare alla memoria per reminiscenza, così un certo sapore o un odore ci può calare in una stanza della nostra anima che non frequentavamo da parecchio.
Siamo tutti castelli pieni di stanze, ne abitiamo una ad ogni periodo di vita e ogni tanto ritorniamo indietro riaprendo superficialmente una porta dimenticata. Tutto è passato, e tutto è presente.. tutto è elastico e giovane nelle nostre menti.
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