Musica: Rituale e Percezioni





Gli antichi credevano che l’arte e la musica collegassero con un mondo impalpabile, invisibile, ma percepibile tramite i sensi. Da sempre proprio l’arte e la musica rappresentano un linguaggio universale. 
Per quanto riguarda l’origine dell’espressione musicale, la maggior parte delle leggende conferisce quasi sempre alla musica un’origine sovraumana, divina. Nella mitologia di moltissime popolazioni, infatti, essa è rivelata o trasmessa all’uomo da esseri soprannaturali. Perciò i suoni possono determinare il risveglio della “dimensione metafisica” che è in ciascuno di noi (grazie all’intensità del loro effetto di stimolazione), provocano un innegabile aumento del tono cerebrale e della dinamica del sistema nervoso. La filosofia e la pratica della musica esoterica costituiscono un retaggio antico della nostra civiltà, dove proprio i suoni assumono il ruolo di veicolo privilegiato nel ristabilire quell’armonia e quel senso di finalità della nostra coscienza.
Numerose indagini e valutazioni, e la ricerca comparata sulle culture primitive, hanno portato alla teorizzazione e valorizzazione degli stati modificati di coscienza (estasi, possessione, trance), in cui la musica gioca un ruolo fondamentale. Un tipo d’approccio mente/corpo nasce per esempio dalla New Age.
Oggi, la musica è determinante nella “Musicoterapia”. Una tecnica che utilizza il suono, il movimento, e gli strumenti corporei, sonori e musicali. La musica stessa da sola, per la sua intrinseca complessità è in grado di provocare un appagante senso di pienezza e protezione da sensazioni sgradevoli. Le sue forti influenze sulla psiche fanno in modo che venga adoperata per l’integrazione fisica, psichica ed emotiva dell’individuo e nella cura di malattie e disabilità. 
Lo studio e l’analisi delle modalità d’utilizzo nella terapia prescindono sempre dal valore estetico della composizione, in quanto sono centrate unicamente sulla messa a fuoco degli effetti che i suoni producono sull’individuo. 
A tal riguardo, l’utilizzo del vocabolo “musica” andrebbe meglio definito con l'espressione “universo musicale” in cui rientrano i materiali musicali più disparati come le sonorità corporee, oggetti, rumori, ecc. 
L’attività musicoterapica richiede un certo spazio di movimenti, dato che l’espressione corporea è determinante. Il termine “terapia” si differenzia da quello di “riabilitazione”, poiché mentre nella riabilitazione l’attenzione è rivolta a ciò che deriva dalla malattia, in termini di perdita di funzioni (fisiche, psichiche, ecc.), nella terapia si agisce direttamente sulla malattia. Oggi vengono spesso considerate attività terapeutiche, anche quelle situazioni in cui si fa educazione o animazione musicale, ovvero, si canta, si balla, ecc.
L’idea di un astratto potere della musica ha portato alla convinzione che essa è curativa. Il suo potere è dimostrato, per esempio, dalle numerose esperienze fatte in Canada e negli Stati Uniti, secondo le quali influenza la crescita e lo sviluppo delle cellule vegetali.
Lo studio della musicoterapia comporta esperienze cliniche biologiche serie, test paraclinici che utilizzino apparecchiature per misurarne gli effetti, osservazioni mediche rigorose, dati anatomo-fisiologici, ecc. 
In realtà esistono diverse “musicoterapie”, come per esempio la GIM (Guided Imagery and Music). La GIM consiste in un’esplorazione del proprio mondo interiore mediante l'immaginario e il processo metaforico evocati dall'ascolto di programmi di musica classica, con il supporto di una guida esperta. Può produrre cambiamenti terapeutici sulle strutture profonde della personalità e consentire quegli ampliamenti di coscienza indispensabili per lo sviluppo e la creatività. La Gim è una terapia trasformativa che considera l'essere umano nella sua totalità e specificità; riguarda l'esplorazione dell'area fisica, psicologica, emozionale, cognitiva, sociale e spirituale. Il terapeuta, o guida, partecipa, mediante il dialogo, alle esperienze (sensoriali, emotive, simboliche, metaforiche) che il soggetto fa ascoltando la musica appositamente predisposta; il ruolo del terapeuta è di guidare l'esperienza del cliente, fornendogli un adeguato supporto ed incoraggiamento affinché questi possa esplorare il proprio mondo interiore, affrontare situazioni penose e superare conflitti e blocchi, per acquisire consapevolezza e maggiore capacità di gestire le proprie risorse. Il metodo è applicabile sia singolarmente che in gruppo. La GIM può essere terapia di supporto a persone con malattie degenerative, come il cancro.
Esiste anche la GDL (ovvero il sistema della Globalità dei Linguaggi) o la musicoterapia di Terreno. Secondo quest’ultima il suono viene considerato nella sua altezza e nel suo registro, in quanto i rapporti di intervallo tra i suoni mettono in relazione tutta una fitta rete di corrispondenze con le componenti dell’animo umano. Conoscendo il carattere, la costituzione di un paziente è possibile ricercare le sue composizioni per la terapia. Tale analogia consente l’individualizzazione del malato e del conseguente rimedio.
Per poter giungere ad un’applicazione controllata della musica in terapia è necessario valutare le risposte del paziente ad una serie d’elementi costitutivi del suono che combinati insieme in modo vario e complesso creano determinati stimoli.
La musica ha una struttura ben definita. L’intensità di una nota dipende dall'ampiezza della vibrazione: una vibrazione più o meno ampia produce suoni più forti o più deboli. Nell'ambito di una composizione musicale l'intensità è un parametro dinamico che si modifica attraverso variazioni in crescendo e in diminuendo creando differenti rapporti di sonorità.
Molti studi sono stati effettuati sull’accostamento colore-suono, facendo ascoltare ai pazienti, appunto, dei suoni e portandoli a creare delle “associazioni libere”. Ciò è strettamente collegato con il timbro.
Il timbro definisce la qualità o colore, esso ci consente di distinguere due suoni di uguale altezza e intensità che producono una differente sensazione uditiva. In altri termini è ciò che ci fa distinguere la stessa nota suonata da un pianoforte o da un violino. Questo parametro è caratterizzato dalla differente ampiezza dei suoni armonici, una serie di altre note simultaneamente presenti sulla nota fondamentale. Gli armonici non sono distintamente udibili dato che la loro intensità è minore di quella della nota fondamentale, ma concorrono a determinare il "colore" caratteristico del suono, conferendogli chiarezza e smalto. Il timbro ha un profondo significato psicologico in quanto è dotato di un forte potere associativo (in pazienti affetti da handicap gravi spesso l'elaborazione percettiva del timbro risulta sommaria o indefinita).
Il ritmo è essenzialmente l'attributo della musica, poiché questa non può manifestarsi se non quando i suoni si succedono nel tempo. L'osservazione della natura (alternarsi del giorno e della notte, del moto ondoso, i battiti del cuore, la respirazione) ci suggerisce quanto il ritmo sia fortemente connesso all’esperienza umana e dotato di una forte valenza simbolica. Un’altra serie d’elementi che possono avere effetti sulla percezione del suono, modificandone le caratteristiche, è ciò che riguarda l’interazione delle onde sonore con l’ambiente. 
Vi è una forte relazione tra universo sonoro ed elementi relazionali. Tale rapporto è in grado di innescare nell'individuo risposte di carattere sia psicologico che fisiologico, che nascono da ciò che è già riposto nell'individuo stesso e che viene rivelato proprio attraverso l'esperienza musicale. Grazie a questa stimolazione veniamo messi a contatto con le dinamiche più nascoste della nostra vita emotiva e psicologica definendo come i forti rapporti uomo/universo sonoro si organizzano, e da quali strutture tali rapporti scaturiscono.
Ogni evento percettivo (un suono, ed in particolare un suono linguistico) evoca un vissuto od oggetti o significati in chi lo percepisce, determina reazioni emotive, atteggiamenti positivi o negativi. II “fonosimbolismo” quindi agisce su tre categorie di qualità principali degli oggetti: eroiche, sinestetiche e fisiognomiche.
A tal proposito distinguiamo:
il simbolismo eroico: indica la capacità di un suono di imitarne un altro, come ad esempio i suoni della natura che possono essere imitati onomatopeicamente mediante la ripetizione di alcune caratteristiche del suono stesso (ad es. "lo sgocciolio"). È quindi caratterizzata da certe sonorità brevi, dure e secche come una frustata; risonante, tipica delle sonorità che rimbombano, solitamente prodotte da organi o strumenti cavi come il timpano; vibrante, caratterizzata da una componente ritmica ripetuta, frenetica; liquida, tipica di certe sonorità come quelle prodotte da certi registri del flauto, o da certi impasti sonori di tipo fluido; sibilante, tipica dei suoni particolarmente penetranti e sferzanti, di breve durata;
il simbolismo sinestesico: rimanda a uno stimolo sonoro che evoca esperienze in altre dimensioni sensoriali, come ad esempio quando uno stimolo di tipo uditivo suscita reazioni pertinenti al sistema visivo. In quest’ambito si trovano rimandi a dimensioni spaziali come grande-piccolo, altre che suggeriscono impressioni di tipo tattile come ruvido-liscio o duro-molle, quelle che concernono il rapporto tra il suono e gli aspetti cromatici della realtà inteso nei termini di chiaro-scuro, oltre che nelle varie tonalità di colore, sensazioni di tipo gustativo (dolce-aspro), ecc;
il simbolismo fisionomico: riguarda i casi in cui il livello dei significati si rivolge non più ai caratteri fisici della realtà ma a quelli interni dei vissuti psicologici, delle emozioni, degli stati d'animo.

Comments