Le labbra del tempo (Area) [di Lorena Liberatore] 2° puntata
Ognuno elabora queste spinte centrifughe a proprio modo uscendo persino fuori dai confini dei singoli generi musicali, creando altre sfumature di diverso livello; così viene detto che Arbeit Macht Frei pur essendo progressive per i testi inconsueti, la contaminazione orientale (basti pensare alla voce araba che fa da incipit al disco), in realtà crei una forma tutta sua, ma secondo me questa stessa forma così personale, che molti critici guardano come una specie diversa, uno stano ibrido, altro non è che la particolarità della voce di Demetrio Stratos; a dimostrarlo sta il fatto che tutt’ora non è comparsa una nuova voce che la compari o peggio la superi, se vogliamo troviamo solo imitazioni (senza offesa a chi ha il dono ‘divino’ di una voce simile), ne troviamo su youtube di appassionati emulatori di Demetrio, ma la verità è che non c’è niente di lontanamente dotato che oggi sappia rivoluzionare l’ambito musicale italiano. Così la voce di Demetrio Stratos è l’unico esemplare di una specie ahimè estinta (e si spera in futuro in qualche suo erede); proprio la sua unicità trascina il progressive leggermente fuori dai suoi confini, nell’ambito della pura sperimentazione della voce (fin dove l’umana natura può forzarla). Se togliessimo agli Area ‘la voce’ o peggio la sostituissimo cosa avremmo? Un’intelaiatura musicale stupendamente concertata, a metà fra il jazz e il progressive, e qualcuno giurerebbe di vedere solo progressive. Ecco l’unicità: quella voce e il suo trascendere oltre i confini di un genere.
Nell’album c’è un brano molto bello (in realtà lo sono tutti), è quello che più mi ha colpito al primo ascolto, insieme a Consapevolezza, ovvero Le labbra del tempo: il suo testo in maniera ermetica e metaforica parla di forza e di rabbia, contrapposti alla "idiota idealità", e alla "stupida umiltà"; l’argomento parrebbe quasi di derivazione roussoniana poiché “l’idiota idealità” del mondo moderno si oppone all’”animalità”, un’animalità che quasi sa di pura condizione naturale; la “forza muta” comunica realtà, mentre sullo sfondo rimane solo la “stupida umiltà”, la sordida piccolezza dell’umanità, la sua falsità contrapposta alle “urla”, la “rabbia”, i “gemiti”, il “vivere”, simboli della genuinità umana, quella più pura e originaria. Questa è la mia interpretazione, a voi la vostra! Come al solito buona lettura e buon ascolto.
Nell’album c’è un brano molto bello (in realtà lo sono tutti), è quello che più mi ha colpito al primo ascolto, insieme a Consapevolezza, ovvero Le labbra del tempo: il suo testo in maniera ermetica e metaforica parla di forza e di rabbia, contrapposti alla "idiota idealità", e alla "stupida umiltà"; l’argomento parrebbe quasi di derivazione roussoniana poiché “l’idiota idealità” del mondo moderno si oppone all’”animalità”, un’animalità che quasi sa di pura condizione naturale; la “forza muta” comunica realtà, mentre sullo sfondo rimane solo la “stupida umiltà”, la sordida piccolezza dell’umanità, la sua falsità contrapposta alle “urla”, la “rabbia”, i “gemiti”, il “vivere”, simboli della genuinità umana, quella più pura e originaria. Questa è la mia interpretazione, a voi la vostra! Come al solito buona lettura e buon ascolto.
Le labbra del tempo
Dentro di me
sale la rabbia sorda
che mi hai risvegliato tu
un mondo che non ho
L'uomo che ha perso
la sua animalità
nel buio bianco
di un'idiota idealità
Solo chi è nudo
riesce a capire
la tua forza muta
che comunica realtà
Facce sporche di paura
si nascondono al buio
luci spente sugli altari
di una stupida umiltà
gesti, urla, rabbia, (gemiti),
(coiti), (vivere),
senza nulla dire
senza nulla fare
è un diritto che io ho... io ho.
Dentro di me
sale la rabbia sorda
che mi hai risvegliato tu
un mondo che non ho
L'uomo che ha perso
la sua animalità
nel buio bianco
di un'idiota idealità
Solo chi è nudo
riesce a capire
la tua forza muta
che comunica realtà
Facce sporche di paura
si nascondono al buio
luci spente sugli altari
di una stupida umiltà
gesti, urla, rabbia, (gemiti),
(coiti), (vivere),
senza nulla dire
senza nulla fare
è un diritto che io ho... io ho.
(Gianni Sassi)
Comments
Anche se più semplificato il testo mi riporta al Banco “La Bestia”.
Una rivincita dell’animalità che è dentro di noi contro l’ipocrisia delle belle maniere, falsa, inutile, pelosa.
Brava!