Il corpo come vivificazione dell’arte: la dermocromia di Massimo Nardi






Un’opera, una volta terminata, mi deve sorprendere e rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla. L’opera in questo modo è “antientropica” e contraddice il “secondo principio della termodinamica”. Si riappropria così del problema della morte e dell’immortalità del corpo, senza delegarlo alla scienza e agli scienziati, il che sarebbe pericoloso. - Gino De Dominicis


La pittura su corpo ha vari nomi: pittura corporale, body painting, dermocromia. In realtà si riferiscono tutti a quella forma d’arte che consiste nel dipingere il corpo umano come fosse una tela vivente. Quest’arte, e tecnica, ha un retaggio antico, pensiamo, per esempio, a quando la pittura veniva utilizzata per scopi religiosi, sessuali, o semplicemente per indicare un particolare gruppo di appartenenza.
I colori con cui la pittura corporale viene eseguita durano alcune ore o qualche giorno (a differenza del tatuaggio o di alcune forme di body art), nulla di invasivo quindi, nulla di permanente, ma qualcosa di effimero il cui impatto col pubblico è paragonabile agli happening teatrali. Infatti, la fase finale è quella dello spettacolo, l’esibizione in varie forme d’espressione.
Proprio per questo il body painting è spesso associato ad altre forme d’arte, come la fotografia, che dona la sua immortalità, o il video che solitamente permette di mostrare le fasi di realizzazione ed è fruibile in qualsiasi momento su numerose piattaforme online, oppure il teatro, quando la/il modella/o interpreta muovendosi liberamente nello spazio.
Diverse le popolazioni che storicamente hanno fatto uso di questa tecnica, in particolare in ambito religioso-rituale, tra questi gli aborigeni australiani, i popoli tribali africani, indiani e centroamericani, ma vanno ricordati anche i Sumeri e gli Egizi, e non solo. Grazie a svariati reperti archeologici sappiamo con certezza che tutti questi popoli usavano dipingere il proprio corpo, anche solo su parziali zone, e in altri casi segnarlo in maniera permanente, per esempio per mezzo di cicatrici - l’associazione con alcune pratiche odierne è inevitabile. Inoltre, i colori impiegati erano d’origine minerale o vegetale e venivano stesi con le dita, ognuno custodiva un particolare significato.
Ufficialmente, a livello europeo l'origine del body painting viene collocata nel momento in cui Max Factor, dopo aver truccato interamente una modella con un nuovo cosmetico, la espose alla Fiera Mondiale di Chicago destando sconcerto, era il 1933. In Italia possiamo parlare di un’importante presenza di quest’arte solo nei primi anni duemila, e recentemente l’interesse dimostrato dalle masse, e in particolare da chi di arte si occupa quotidianamente, è sempre più forte.
Per la sua innata versatilità è facile vederla apparire in film, sitcom, telefilm, spettacoli televisivi di intrattenimento, eventi teatrali e, naturalmente, in primis sulle passerelle di moda.
Oggi nella realizzazione delle opere su corpo vengono usati colori specifici a base vegetale, quest’ultimi spesso prodotti da famose case di cosmesi internazionali. Inoltre, grazie alle tecniche d'aerografia si possono ottenere dettagli molto più precisi - in alternativa, altri strumenti usati sono spugne e pennelli.
Per realizzare un body painting necessitano circa sei ore di lavoro, variando in base ai piccoli particolari eseguiti e alla complessità del tema. I risultati sono quadri/tele viventi ispirati all’arte figurativa e astratta, talvolta narrano delle vere e proprie storie, narrazione forse d’ispirazione cinematografica-fumettistica o ad alcune raffigurazioni giapponesi, e che ruotano letteralmente attorno a un intero corpo.
Corpo come vivificazione dell’arte quindi, statua che finalmente si muove e palpita, un assunto che ha sedotto le menti di tantissimi artisti e con questa tecnica è, a suo modo, possibile. Ma rispecchia anche un altro desiderio innato dell’essere umano: quello espresso dal parnassianesimo, da descrivere al grido «L'art pour l'art» - L'arte per l'arte -, in nome di una bellezza che non chiede che d’esistere e di essere guardata, gustata, amata. In questo Gautier insegna e, con molta probabilità, se fosse vissuto nella nostra epoca sarebbe stato un attento estimatore del body painting.
Oggi si parla di body painting anche come terapia, in particolare associato alla sensibilità dei bambini, come ha dimostrato l’artista tedesca Gésine Marwedel, la quale ha lavorato presso l’ospedale pediatrico di Dortmund riscontrando ottimi risultati; recente è anche l’uso della stessa arte per le donne in gravidanza, pare infatti che aiuti a rapportarsi con le proprie emozioni in maniera consapevole, nonché sana dal punto di vista psicologico, poiché permette di razionalizzare le manifestazioni della propria interiorità.
Insomma una risorsa infinita. Ed è a tutto questo universo sfaccettato che fa appello Massimo Nardi per le sue creazioni di pittura su corpo, immortalate in questo volume. Artista dalla infaticabile creatività, le cui opere, in ogni loro forma, palpitano di vita attraverso colori brillanti e sterminate pianure di impronta surreale, e strizzano l’occhio non solo ai più noti artisti surrealisti della storia, ma anche al dadaismo e alla pop art, senza dimenticare la sinuosità delle linee e la forza dei colori espressionisti, né la poetica violenza dell’astrattismo, presenti perfino nelle sue installazioni, fino ad abbracciare in toto il postmoderno.
Morbida e decisa la pennellata che lo caratterizza, insieme a l’interesse per il particolare e alla plasticità delle superfici che appaiono materiche, e offrono alla vista un realismo emotivo carico di intensità, spesso reso perfetto dalla commistione di varie tecniche, e in particolare facendo appello all’arte digitale.
Nessuno di questi aspetti, scontato a dirsi, manca nelle sue pitture su corpo, anzi, compaiono tutti pieni di forza vitale fino ad agire autonomamente. Talvolta i body painting vengono sottoposti a una sorta di magia teatrale, quando la modella indossa una semplice maschera bianca o dorata - quelle più essenziali e note della tradizione veneziana - ecco la personalizzazione dell’opera, ecco che l’opera si tramuta in personaggio vivente, oppure… in statua! E in questo caso il percorso avviene a ritroso, non rincorrendo più il mito di Galatea - l’opera creata da Pigmalione e che grazie ad Afrodite prese vita -, la vivificazione dell’arte, ma l’assimilazione dell’uomo a cosa e il suo stesso tramutarsi in essa. A questo conduce un semplice ornamento che, in realtà, mira soprattutto a focalizzare lo sguardo sull’armonia e la sinuosità delle linee segnate su pelle.
Vale la pena, a questo punto, conoscere meglio la carriera di questo artista. Massimo Nardi è nato a Bari, classe 1963, si è diplomato al Liceo Artistico di Lucca nell'84, sezione Accademia, specializzato in pittura e ceramica, è stato assistente scenografo dall'87 al Teatro Petruzzelli di Bari, ha partecipato a numerose collettive e rassegne Internazionali. Inoltre, cosa non meno importante, è autore di diversi progetti per la solidarietà; ha collaborato con autorevoli artisti Internazionali e curato mostre, ha divulgato la sensibilità verso il riciclo con il progetto “Mutamenti”, fortemente sentito per la sua radicata «concezione etica della natura, da salvaguardare dalle oscenità del consumismo»: per questo impegno ha ricevuto il Premio Ambiente 2008. Non a caso, bottiglie, porte, finestre e cose destinate al disfacimento, nelle sue opere rivivono. Pluripremiato, è fondatore e direttore del portale internazionale di Arte e Cultura de “Il sito dell'Arte”. Attualmente le sue performance nel body painting sono richiestissime in tutta Italia.
Pittore, scenografo, restauratore, body painter, illustratore per libri di narrativa, grafico pubblicitario, arredatore, Nardi è un artista poliedrico, nel suo percorso ha sempre anelato alla trasformazione dell’oggetto in soggetto, ovvero a quel sacro fuoco che dona quella particolare meraviglia che noi esseri umani chiamiamo arte, ma in questo caso un’arte che rinasce a nuova vita. Da qui l’esigenza di tecniche deperibili nel tempo e di materiali poveri.

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