Le Molière imaginaire





Molière morì il 17 febbraio 1673 di tubercolosi mentre recitava Il malato immaginario, una delle sue opere di più grande successo. La commedia, scritta nell'ultimo anno di vita di Molière, è piena di realismo; il protagonista si presenta come un classico personaggio farsesco e pronuncia a tratti affermazioni che mostrano un cinismo e una disillusione che tradiscono le amare riflessioni dello stesso autore, il quale approfitta delle occasioni comiche offerte dalla trama per introdurre in modo inaspettato un'aspra denuncia della società a lui contemporanea. Argante è un ipocondriaco, un uomo sanissimo ma convinto di essere malato, sposato con una donna perfida e fedifraga (Belinda) che mira al suo denaro, è un personaggio sciocco, volontariamente vittima di medici, salassatori e dottorucoli (il signor Diafoirus, il signor Purgone e il farmacista Fiorante); è proprio attraverso Argante che Molière critica fortemente l’ambito medico della sua epoca. 
Argante promette sua figlia Angelica in moglie a uno sciocco dottorino figlio di un medico così da garantirsi cure a vita senza alcun dispendio di fatica e denaro, ma la giovane è segretamente innamorata di Cleante al quale ha promesso il suo amore; Argante è così vittima di un vortice di equivoci e burle intentate contro la sua sciocca ingenuità e che portano inevitabilmente al lieto fine.
Ricordo che fu assolutamente semplice, minima ma fortemente funzionale la scenografia, e ritmico l’andamento della rappresentazione nell’adattamento di Teresa Ludovico, per la produzione del teatro Kismet Opera di Bari nel Il malato immaginario ovvero Le Molière imaginaire. Il riadattamento vedeva i personaggi muoversi in una casa del profondo sud d’Italia, inoltre, in questa riscrittura compariva un ‘intruso’, un personaggio inaspettato e ben conosciuto dal pubblico, che interagiva con Argante-Molière e gli altri personaggi con estrema simpatia: Pulcinella, impegnato per tutta la rappresentazione a ricoprire il triplice ruolo di maschera, serva (Tonietta) e fratello di Argante (Beraldo). Il pulcinella-serva aveva i tipici comportamenti della donna petulante e ficcanaso, un po’ zia, un po’ madre, un po’ donna che conosce la vita e sa come prendere le persone per il naso, un personaggio lamentoso e divertente, una tipica serva da commedia, impegnata a fare l’interesse dei giovani e tessere le trame alle spalle del padrone. 
Il duplice ruolo, quasi schizofrenico, dell’attore che interpretava Molière nei panni di Argante si suggellava nel finale, quando si materializzava sul palco un vecchio evento: quello della morte del commediografo per un’improvvisa emorragia polmonare, Molière infatti morì poche ore dopo la conclusione della rappresentazione. L’antagonista e piacente moglie di Argante era la tipica matrigna delle fiabe, un po’ Dark Lady caricaturata nel suo vestito lungo e nero con ampia apertura sulle gambe e l’enorme scollatura da cui fuoriuscivano dei dritti e rigidi seni di plastica, insomma un personaggio divertente e appariscente.
Il malato immaginario ovvero Le Molière imaginaire è una rappresentazione ben riuscita nella sua elaborata semplicità scenica, con tempi recitativi e movimenti ritmicamente ben incastrati, ciò soprattutto grazie alla struttura scenografica scelta: al centro del palco era posta una costruzione a forma di piramide (creazione del Premio Ubu Vincent Longuemare) fatta di piani praticabili e sorretti da assi, in cima a questa impalcatura-piramide Argante fisso su di una sedia e impegnato in ben pochi movimenti. Molto bella l’idea di creare delle azioni contemporanee tra i personaggi fra la zona superiore e quella inferiore, e quindi più nascosta, dell’impalcatura; così i piatti lavati dalla serva Pulcinella sono passati e asciugati di mano in mano (a rappresentare l’interminabile lavoro e la contemporaneità dei gesti eseguiti) come in una catena di montaggio nella quale compaiono solo le braccia nella loro coordinazione, e i personaggi che nelle uscite scivolano morbidi e veloci da una botola della struttura come pupazzi di pezza o burattini deposti, e la serva Pulcinella insistentemente chiamata da Argante che sbuca dalla stessa botola mostrando solo la testa.
Insomma una commedia modernizzata, contaminata con altre tradizioni e assolutamente piacevole ad un pubblico appassionato.

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