Laura Raffaeli, la lotta continua per l’abbattimento delle barriere sensoriali


 di Lorena Liberatore 


Laura Raffaeli in Villa Borghese (foto di Fabio Massimo Aceto)
 Laura Raffaeli è la presidente di Blindsight Project, una onlus per persone disabili sensoriali con sede a Roma, ma attiva su tutto il territorio nazionale. Si tratta, nel particolare, di una onlus laica e apartitica che nasce a marzo 2006; attraverso informatica ed internet, numerose iniziative e progetti abbatte svariate barriere sensoriali, le più sconosciute e invisibili, nonché i costi e le spese inutili, per essere presente ovunque nella rete ed accessibile a tutti, poiché l’informatica rappresenta il principale ausilio usato da chi è disabile sensoriale per leggere, scrivere, comunicare, lavorare, studiare, ecc., fino a vedere o sentire un film. 

 Blindsight Project persegue esclusivamente finalità di solidarietà nei settori: assistenza sociale, beneficenza, istruzione, formazione, tutela dei diritti civili e dello sport, ricerche nei settori tecnologici (al fine dell’autonomia e l’integrazione sociale), conoscenza degli ausili informatici e di accessibilità ad internet (in particolare con progetti riabilitativi anche personalizzati), sicurezza e autonomia nella mobilità, impiego del tempo libero e inclusione nel mondo “normodotato” (spettacolo, sport e cultura in primis). 

 Tale associazione è coinvolta attivamente anche nella lotta contro la violenza, intesa come bullismo nei confronti di giovani con disabilità uditive o visive, e per questo rivolge particolare attenzione al mondo dei minori disabili. 

 Ecco di seguito l’intervista rilasciatami da Laura Raffaeli. 

 Ciao Laura! Com’è nata la Blindsight Project? 
 Nasce in seguito a un incidente di moto, sono stata investita nel 2002 da un signore in retromarcia che mandava messaggi col cellulare e non mi ha vista passare… e io ho perso la vista per sempre! Dopo i primi tre anni in cui, naturalmente, ho dovuto affrontare questa “dimensione” completamente diversa ho deciso di fondare questa associazione: perché mi sono resa conto che io stessa da ex vedente non sapevo nulla di cecità, e anche di sordità (in quanto dall’incidente sono rimasta anche ipoudente!). Quindi ho deciso di fondare una piccola onlus per la tutela delle persone disabili sensoriali, ma soprattutto per informare le persone normodotate, perché si cominci a parlare di “persone sorde” e di “persone cieche”. Tra l’altro, lavoriamo anche perché si usi un giusto glossario, perché la gente non sa neanche più come chiamarci correttamente (senza contare che molti ignorano anche l’esistenza delle barriere sensoriali). La necessità, l’emergenza più grande era quella di far conoscere a tutti, in primis alle persone normodotate le disabilità sensoriali e soprattutto il cane guida (quando fondai l’associazione era quasi sconosciuto tra chi vede)… Il bastone bianco, soprattutto quello come il mio, cioè con le bande rosse che segnalano anche l’ipoacusia oltre la cecità, il cane guida, come leggiamo noi ciechi, come scriviamo, le cose di cui abbiamo bisogno realmente… far sapere tutto questo. 

 Le barriere sensoriali sembrerebbero tutto un altro mondo rispetto le barriere architettoniche! 
 Ti faccio un esempio: l’impedimento di una scala, per te che hai una sedia a rotelle, lo puoi paragonare a un captcha che è quel codice ottico online che per noi ciechi spesso è totalmente inaccessibile [test fatto di una o più domande e risposte per determinare se l’utente sia un umano e non un computer, il più utilizzato è quello in cui si richiede di scrivere quali siano le lettere o i numeri presenti in una sequenza, che appare distorta o offuscata sullo schermo]. Noi come facciamo a leggere i numeri e le lettere, che spesso neanche il vedente riesce a capirli? Ecco, il captcha è una barriera informatica: una barriera sensoriale. Un’altra barriera sensoriale è un vetro oscurato in un ufficio pubblico, oppure un ascensore senza annuncio vocale, quindi che “non parla”, e anche se al tatto il tasto è in rilievo, così che io possa capire il numero corrispondente, o in braille (se qualcuno ancora lo conosce, perché è usato ormai soltanto da pochissime persone cieche italiane, esistendo ormai da anni le sintesi vocali e gli screen reader sia per smartphone che per pc), comunque io ho bisogno di sapere a che piano mi trovo o a che piano si apre quella porta, dove sono arrivata! Oppure, una barriera sensoriale potrebbe essere un modulo da riempire per un concorso pubblico e il modulo non è accessibile come la Legge Stanca vuole [legge dell’ordinamento italiano del 9 gennaio 2004, recante disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici]. Queste sono alcune delle barriere di cui noi ci occupiamo, tutto ciò che è Barriera o Ostacolo alla persona con disabilità visiva o uditiva. 


 Chi lavora nella tua associazione sono sia disabili che normodotati? 
 Certo, l’attività della Blindsight è proprio basata sull’inclusione e l’integrazione. 

 Tra tutte le tue battaglie ce n’è una in particolare che va menzionata: da anni cerchi di rendere il cinema accessibile. Come procede questa tua battaglia? A che punto è arrivata? 
 Noi cerchiamo di rendere accessibile tutto ciò che è opera audiovisiva, soprattutto lo spettacolo e il cinema perché parliamo di cultura! Non è soltanto intrattenimento, il cinema in particolare viene sempre visto come l’aspetto “ludico”, come una cosa “in più” per una persona cieca, invece No. Intanto il cinema è la settima arte, è proprio per questo è un veicolo importantissimo per l’inclusione, e l’integrazione avviene dal momento in cui in sala siamo tutti insieme: persone normodotate, persone sorde, persone cieche e tutte le altre disabilità. Purtroppo noi disabili sensoriali siamo ancora esclusi dalle sale cinematografiche, per quanto la battaglia si trovi oggi ad un punto “strategico” (non più agli inizi), perché finora siamo riusciti ad accessibilizzare soltanto il Festival del Cinema di Roma. Il problema sta nel fatto che non è il Festival o il Cinema che si devono rendere accessibili ma chi fa un’opera, chi fa un film, chi fa uno spettacolo teatrale, chi fa un corto, chi fa un video, chi fa una o più slide, chi fa un convegno e parla per ore! Perché si deve rendere accessibile per Convenzione delle Nazioni Unite [sui diritti delle persone con disabilità], modificata dall’Italia anni fa eppure mai applicata… un po’ come la Convenzione di Istanbul [o Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica]. La nostra era iniziata come una battaglia, ora è diventata una guerra, ma come ti ho detto siamo arrivati ad un punto strategico. Ti faccio un esempio: intorno ad un film troppo spesso girano enormi somme di denaro pubblico, ma nessuno li investe nell’accessibilità, cosa che noi abbiamo sempre richiesto, ultimamente anche insieme all’Istituto dei Sordi di Roma: abbiamo richiesto delle modifiche alla legge sul cinema, e che il denaro pubblico che viene elargito per ogni opera audiovisiva sia vincolato all’accessibilità dell’opera stessa, abbiamo pubblicato delle linee guida sulla audiodescrizione filmica, abbiamo fatto seminari, convegni, abbiamo radunato tutte le tv, abbiamo fatto appello ai registi, ai distributori, ai produttori, affinché capissero che per loro è una spesa minima rendere accessibile un film e arrivare a un festival o nelle sale con un prodotto già accessibile. Quello in cui io auspico è il sostegno delle istituzioni, perché anche un semplice spot pubblicitario deve essere accessibile, soprattutto se è uno spot dedicato a temi come la violenza o il bullismo (ovvero sul sociale e le pari opportunità). 

 E per quanto riguarda l’accessibilità a teatro? 
 Nel caso del teatro il tipo di accessibilità è diversa, perché in teatro deve essere in tempo reale, anche se noi di Blindsight, in collaborazione con una compagnia teatrale di Cosenza, abbiamo realizzato uno spettacolo teatrale dal titolo Laura per tutti con audiodescrizione e sottotitolazione registrati. Ed è stato un esperimento riuscito, era un’audiodescrizione più ridotta e che veniva ascoltata da tutti; in questo spettacolo abbiamo poi dimostrato che con i sottotitoli dietro e con l’audiodescrizione mandata in alcuni momenti, il risultato viene apprezzato anche dai vedenti e dagli udenti, perché con l’audiodescrizione hanno capito meglio il senso di alcune scelte, e con la sottotitolazione non si sono persi una parola! Ti dico però che al momento nei teatri manca ancora la sottotitolazione, mentre qui a Roma siamo riusciti a convincere il Teatro Ghione a rendere accessibili addirittura stagioni intere, e la cosa va avanti ormai da anni con successo. 

 Parliamo di mobilità. Un disabile motorio come me e che non guida la macchina, per andare al cinema deve: o chiamare il taxi per disabili (possibilmente comunale) o, se non c’è nel luogo dove si trova ad abitare, farsi accompagnare da qualcuno (un amico per esempio) o in ultima possibilità pagare un accompagnatore (sempre se si ha modo di poterlo pagare). Nel tuo caso quali sono le possibilità, le azioni o gli step da fare per andare al cinema? 
 Io in qualsiasi luogo debba andare, al cinema o altrove, vado con il cane guida. Ho spesso esigenza di chiamare un taxi, in alternativa uso la metro o l’autobus, ma perché vivo nella capitale e ho queste possibilità. Va detto che la mobilità è sicuramente ridotta rispetto a chi invece può guidare un’auto, disabile o no, e non ci sono molte alternative, vedasi servizi comunali o altro simile, quindi o si paga o si paga, quando si può. 

 Ed è pratico per te salire e viaggiare sulla metro o sull’autobus? 
 Beh insomma, pratico è una parola grossa! [Ride] In realtà quando si è ciechi la praticità devi averla mentale, nel senso che non puoi distrarti, devi concentrarti, devi ricordare tutto a memoria. Non parlo soltanto della memoria tattile legata a piedi, bastone e mani, ma soprattutto anche della memoria olfattiva e uditiva (capisci in quale luogo sei arrivato dai rumori, da questo odore, da quel suono in terra). Il nostro mondo è privo di ogni cosa che “tu” vedi: se chiudi gli occhi non c’è più niente, c’è un infinito… Abbiamo spesso questa capacità di geolocalizzarci, in base a questo tipo di esperienze sensoriali e percezioni. Ma potrebbe essere molto più semplice se le persone fossero più civili, più attente, se non ti spingessero per entrare per primi, se non scavalcassero il cane guida per passare avanti. Per dirti la mia ultima avventura: oggi sono viva per miracolo perché una Smart ha frenato a un centimetro di distanza da me e Isik [si pronuncia Iscìk, che in turco significa “luce”, il nuovo cane guida di Laura], all’interno c’era una ragazza al cellulare!! 

 Intuisco che un’azione quotidiana come andare al cinema, o una normalissima uscita per te è un’avventura! 
 E non è finita, a proposito di cinema: abbiamo dovuto lottare per far capire che il cane guida entra anche lì! Perché molte persone cieche nei cinema si sono sentiti dire che c’è la normativa di sicurezza che impedisce agli animali di entrare. Ma siccome in questo caso non si tratta di un animale “da compagnia” ma di un cane “da lavoro”, che è tutelato dalla legge dello Stato italiano (capisci bene che una legge dello Stato italiano annulla qualsiasi altra normativa), bisogna anche comprendere che è proprio nel momento in cui mi viene tolto il cane guida che vengo messa in pericolo!! E in realtà proprio attraverso la legge dello Stato il gestore dell’attività è sollevato da qualsiasi responsabilità. Comunque con il cane guida, al buio e da soli, in giro per l’Italia è sempre un’avventura, a volte da raccontare ridendo per non piangere; spesso si deve denunciare, e si finisce nei tribunali, ecc. Poi si vince, perché la legge non si può alla fine più di tanto interpretare, ma è sempre molto difficile far rispettare una legge in questa nazione, in particolar modo quelle legate al mondo delle disabilità, e il cane guida è solo uno in mezzo a tante altre discriminazioni quotidiane. Spesso sono solo l’ignoranza e l’inciviltà a renderci la vita difficile. 

 Ok, diciamo che oggi non ci va di andare al cinema (per oggi siamo stanche). Film e popcorn a casa?! Ci sono difficoltà anche in questo caso? 
 No, non ci sarebbero almeno. Noi di Blindsight sponsorizziamo molto un’app italiana, MovieReading, invidiata in tutto il mondo e che consente tramite smartphone o tablet di poter usufruire dell’accessibilità di un film, cioè del sottotitolo e dell’audiodescrizione (perfettamente sincronizzati con il film originale) e a qualsiasi passaggio dell’opera (quindi dal dvd alla tv). È un’app gratuita scaricabile su Android ed Apple e mette a disposizione tutto un market con le audiodescrizioni gratuite dei pochi film che siamo riusciti ad audiodescrivere finora in Italia. Alcuni continuano a offrire l’accessibilità al cinema per mezzo delle cuffiette, ma ormai non ha più senso, è un ausilio sorpassato… Ti faccio l’esempio de La grande bellezza che non solo è arrivato nelle sale ma è stato trasmesso in tv: allora io con MovieReading mi sono sincronizzata con l’audio originale e ho usufruito dell’audiodescrizione. Stessa cosa per un dvd inserito nel computer. Il funzionamento è questo: appena comincia l’audio originale del film il programma (già eseguito) si sincronizza e parte l’audiodescrizione in cuffia oppure il sottotitolo. 

 Come già accennato sei anche coautrice di un testo teatrale dal titolo Laura per tutti. Dimmi qualcosa di più. 
 È tratto da testi che ho scritto dopo l’incidente, per imparare anche ad usare la tastiera “al buio”… È un po’ perché dalla visione, o “supervisione”, alla cecità immediata, si vive una catarsi molto forte, per questo sentivo il bisogno di scrivere! Le varie cose scritte poi furono raccolte da un amico regista e insieme abbiamo messo su questo spettacolo teatrale accessibile. Ed è stato il primo spettacolo inedito accessibile in Italia, con sottotitoli e audiodescrizione. Laura per tutti è un monologo, un esperimento “nostro” (fatto con Blindsight Project, Teatro Rossosimona e CulturAbile, grazie alla collaborazione con Vera Arma), gestito preregistrando le audiodescrizioni e mandandole, ad esempio, all’inizio dove veniva spiegata la scenografia, e in seguito ad ogni cambio di scena. 

 Dov’è stato rappresentato? 
 A Cosenza e a Napoli (al Teatro Mercadante), con un successo inaspettato. 

 Scrivi anche poesie. Delle tue poesie mi è rimasta impressa una in particolare dove compare questa immagine: ti identifichi con la tua ombra e paragoni il tuo corpo a un’armatura. La cecità è un po’ questo? Il tuo corpo lo percepisci come un’armatura? 
 In un’altra poesia dico anche che sto pilotando un corpo in prestito, quasi non fosse più il mio: perché per me non c’è più lo specchio! E in un’altra poesia parlo proprio dello specchio. Quando sei abituata a “vederti” il tuo mondo è tutto visivo, la visione caratterizza l’80% del tuo cervello; quando di punto in bianco non c’è più niente è come se non ci fosse più realtà, e sai che questa “nuova realtà” durerà per sempre e non c’è rimedio! Quindi ti metti una specie di armatura su questo “corpo da pilotare in prestito”, che non sai neanche più se è il tuo: non lo vedi, lo puoi toccare ma non sei abituato a percepirlo in questo modo, sei abituata a guardarlo in uno specchio! Per esempio, so bene che il mio aspetto non può essere lo stesso di quando ho perso la vista, ma non so affatto come sono diventata, o come gli altri mi vedono ora. 

 Ti rispondo subito: vedono una donna bella e affascinante, dallo stile sempre impeccabile. 
 Grazie! Detto da te che sei una criticona è un gran complimento! [Ride

 Bene, io ho esaurito le mie domande, vuoi aggiungere qualcosa a questa intervista? 
 Sì, vorrei aggiungere che è in lavorazione il primo nostro docufilm sulle donne italiane disabili: sarà unico al mondo in quanto avrà la regia di chi non vede, e farà emergere non poche realtà italiane inimmaginabili quanto sommerse e mai considerate. In questo primo riveleremo vite vissute da donne italiane ex vedenti. La produzione è di Blindsight Project, tratto da storie vere interpretate dalle stesse protagoniste, tre generazioni diverse. Si tratteranno temi come la femminilità, la maternità, il bullismo, le discriminazioni, la violenza e gli abusi, l’indifferenza di una nazione intera, ma anche tanto coraggio e tanta voglia di includersi di nuovo nel mondo normodotato, soprattutto in quello reale, che a noi viene spesso negato, e a volte ci sfugge. 

 Pubblicato su http://lobiettivonline.it/

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