Molly Sweeney, un percorso al buio 1° puntata






Molly Sweeney è il titolo di una rappresentazione in tournée in questa stagione teatrale di prosa 2008-2009, vanta nel cast il Grande Umberto Orsini (nei panni del Dottor Rice), Valentina Sperlì (Molly), Leonardo Capuano (Frank), e Andrea de Rosa nella regia; si pone come una sorta di sfida esecutiva nei confronti di un romanzo difficile da mettere in scena e da rendere a disposizione del pubblico senza tediarlo con una storia in perpetuo ricordo, e la sfida in questione, se così posso definirla, è per molti vinta e il risultato molto suggestivo. Molly Sweeney mette in scena la storia raccontata nell’omonimo romanzo di Brian Friel, uscito nel ’95; la vicenda narrata è realmente accaduta, ed è descritta e analizzata dal neurologo Oliver Sacks nel saggio Vedere e non vedere (To see and not to see, il paziente in questione però era uomo). Molly è una donna di circa cinquant’anni, cieca dalla nascita, è una persona vitale, attiva, del tutto autonoma, piena di entusiasmo e di gioia di vivere, lavora come fisioterapista in un centro benessere e ha un marito che la ama; a dispetto della sua cecità Molly ‘vede’ e percepisce la realtà grazie ai suoi affinati sensi, adora le passeggiate, la musica e soprattutto il nuoto che le permette di provare una miriade di emozioni sensoriali e di sentirsi finalmente libera; ma circondano la protagonista e la avvolgono di un affetto lesivo due personaggi, ovvero il marito Frank che sogna di poter curare Molly dalla sua cecità e il medico oftalmologo, il Dottor Rice, che trovandosi ad abitare per caso nel paese dei due coniugi crede di poter aiutare radicalmente la donna restituendole la vista. Ma una volta riacquisitala Molly sarà in grado di riconoscere il mondo? Saprà adattarsi a una nuova realtà?
In biglietteria, oltre alla restituzione del proprio biglietto appena segnato, viene data una mascherina nera, di quelle che si usano per dormire, poi si entra in sala pieni di curiosità tra una folla di gente che si chiede che utilizzo farne di un oggetto simile durante la rappresentazione … “che si dorma a teatro?”: per buona parte dello spettacolo l’apprendimento è concentrato sui propri sensi eccetto la vista, per circa 45 minuti si è ciechi per poi riprendere a vedere insieme alla protagonista: un’idea (di Andrea de Rosa) assolutamente geniale! La recitazione è impostata su stazioni ben precise nell’alternanza di brevi monologhi che fanno rivivere la vicenda attraverso il racconto dei personaggi, i quali interagiscono tra di loro solo per brevi momenti in un gioco di parola e risposta, come quello in cui Frank chiede a Molly di riconoscere oggetti e animali al tatto (-“le orecchie pelose, la lunga coda …” -“gatto!”). Gli attori recitano nella platea, i dialoghi sono immersi in suoni, rumori amplificati (al buio si ha l’impressione di percepire meglio le singole particolarità acustiche) e voci fuori campo preregistrate, come quella del padre di Molly, il tutto accordato insieme al rumore del vento, la musica, lo scroscio dell’acqua, le risa e il brusio di una festa (registrato in occasione di una vera festa fatta dietro le quinte con i ragazzi dell’Istituto dei Ciechi di Milano). Si racconta così la vita di una persona piena di grinta e di entusiasmo attraverso il ricordo dei giochi di infanzia in cui Molly reinventava la realtà insieme al proprio padre, il primo ballo con Frank, la descrizione delle sensazioni percepite durante il nuoto, fino alla festa prima della mattina dell’intervento.

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